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Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Corso di laurea in infermieristica - Sede di Modena

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Titolo Tesi Il disagio professionale ed umano come strumento terapeutico e formativo: riflessione sul ruolo dell’Infermiere oltre la pratica clinica
Cognome e NomeBursi Sebastiano
Relatore(i)Pellacani Paola
Anno Accademico2015/16
Tipo tesicompilativa

Riassunto

Questa tesi vuole essere un punto di partenza e di riflessione personale sulla gestione del paziente cronico e terminale. Nasce da una esperienza diretta vissuta durante il tirocinio presso la sede della Domiciliare di Carpi. Si è cercato di indagare in modo più approfondito l’origine di un disagio sia umano che professionale, vissuto sia da me che da parte dei familiari del paziente, provando a definire quelli che potrebbero essere dei punti di partenza e di possibile miglioramento dell’esperienza, per quanto nefasta per entrambe le parti. Il focus principale sarà proprio questo: esiste oltre la pratica clinica un modo per gestire al meglio tale condizione sia per il malato, che per il familiare e per il personale sanitario? Partendo da questo quesito si è cercato di definire l’ambito assistenziale, i percorsi e le figure della rete sociosanitaria nonché i bisogni del malato ma soprattutto le competenze dell’Infermiere. Durante la stesura della tesi è stato scelto di mantenere una posizione osservativa, che permetta di individuare le eventuali criticità organizzative e personali. Si è cercato inoltre, partendo dalle problematiche rilevate, di ragionare su quali proposte potrebbero condurre ad un miglioramento. La tesi è stata strutturata in modo tale da cercare di comprendere sin da subito la possibilità di offrire una precoce assistenza al paziente terminale. Si è cercato inoltre di comprendere se sia possibile gestire, in modo anticipato e preventivo, quello che sarà il percorso per arrivare al fine vita nel modo più rispettoso e condiviso dal malato. L’argomento sarà affrontato dal punto di vista di uno studente del Corso di Laurea in Infermieristica e dal presupposto che gli infermieri rappresentano la figura professionale che maggiormente si ritrova a condividere momenti ad alta valenza emotiva con queste persone, le cui richieste non si limitano alle sole competenze professionali ma spesso anche alla presenza personale di chi si sta prendendo cura di loro.