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Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Corso di laurea in infermieristica - Sede di Modena

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Titolo Tesi Miglioramento della qualità di vita nei pazienti soggetti ad alopecia indotta da chemioterapia: utilizzo di Scalp Cooler Paxman
Cognome e NomeAscari Maria Chiara
Relatore(i)Nicolini Patrizia, Giannotti Emilia
Anno Accademico2013/14
Tipo tesicompilativa

Riassunto

Uno degli effetti collaterali più sconcertanti e inevitabili della chemioterapia antitumorale è la caduta dei capelli, definita alopecia. I farmaci antineoplastici agiscono danneggiando le cellule altamente vascolarizzate ed a rapido ciclo riproduttivo, come quelle dei follicoli piliferi, senza discriminare quelle sane da quelle malate. L’alopecia ha un forte impatto sulla qualità di vita, sull’immagine corporea, sulle interazioni sociali, sul livello di depressione, sulle scelte di trattamento e sul benessere psicosociale; inoltre la distorta percezione della propria immagine corporea interferisce sulla sfera sessuale. L’infermiere gioca un ruolo fondamentale nei confronti del paziente, poiché deve comprendere l’importanza per il paziente della comparsa di alopecia, deve istruirlo sulle possibilità di trattamento e su come prendersi cura di sé per minimizzare l’impatto della perdita dei capelli. Per prevenire e trattare la caduta dei capelli è disponibile un presidio medico che sfrutta il meccanismo di raffreddamento e che, mantenendo una temperatura costante di -4°C intorno al cuoio capelluto, inibisce il rilascio del farmaco chemioterapico all’interno dei bulbi piliferi. 
Così come si evince dagli studi del Nord Europa, anche i risultati raccolti dall'ospedale Ramazzini di Carpi attestano l'efficacia del metodo di raffreddamento del cuoio capelluto, e grazie al questionario compilato dalle pazienti affette da tumore al senso che hanno aderito al trattamento, si è potuto riscontrare che per il 55% di loro la comparsa di alopecia è un fattore importantissimo e che grazie a questo metodo è più facile accettare il trattamento chemioterapico.
Questo meccanismo si è rivelato efficace e tollerabile, tanto che riduce l’utilizzo di parrucche e foulard e aumenta il benessere dei pazienti oncologici, non più soggetti al “drastico” effetto collaterale di alopecia.