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Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Corso di laurea in infermieristica - Sede di Modena

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Titolo Tesi "Quando il cuore non regge la passione" Ruolo e responsabilità dell'Infermiere nella morte cardiaca improvvisa dello sportivo.
Cognome e NomePirazzoli Luca
Relatore(i)Minozzi Cinzia, Bongiorno Marco
Anno Accademico2013/14
Tipo tesicompilativa

Riassunto

La morte cardiaca improvvisa (MCI) colpisce ogni anno in Italia più di 1000 giovani con età inferiore ai 35 anni (Del Vecchio, 2008): si tratta di un fenomeno altamente preoccupante, considerando la sua mortale insorgenza in soggetti apparentemente sani, perfino negli atleti.
Da uno studio emerge che dal primo Gennaio 2006 al 31 Dicembre 2012 sono state registrate 592 morti improvvise cardiache negli sportivi, con una media di 84.5 eventi all’anno (Castelli, 2012).
Questo studio, inoltre, mette in evidenza una statistica inquietante: la morte cardiaca improvvisa coinvolge, nel nostro Paese, in misura assai più rilevante il mondo dilettantistico e amatoriale rispetto a quello professionistico.
Tutto questo è inaccettabile: lo sport dovrebbe costituire un diritto fondamentale di tutti i cittadini, nonché rappresentare un vero e proprio esempio di comportamento, una grande scuola di vita con evidenti funzioni educative e di salute.
Invece, ancora oggi, nonostante l’obbligatorietà di controlli e test diagnostici, dobbiamo assistere a morte improvvisa in ragazzi il cui obbiettivo era appunto quello di espletare un loro diritto.
Tutti siamo a conoscenza della vicenda accaduta il 14 Aprile 2012, giorno in cui perse la vita il calciatore del Livorno Piermario Morosini: questa data rappresenta forse il momento di presa di coscienza maggiore sulla necessità di disporre negli impianti sportivi e nei luoghi ad alto affollamento, non solo di defibrillatori semiautomatici, ma anche di formare coloro che debbano usare tali dispositivi.
L’obbiettivo che mi sono prefisso con questa Tesi è quello di capire il perché, nel 2014, dobbiamo assistere ancora a tragedie simili, ma soprattutto cosa, un Infermiere Professionale, possa fare per contribuire alla riduzione di questo fenomeno.