Università degli studi di Modena e Reggio Emilia

La paralisi cerebrale infantile (P.C.I.) è la denominazione sotto cui vengono raggruppate diverse sindromi cliniche caratterizzate da un disturbo non progressivo della postura e del movimento secondario ad una lesione del cervello in fase di maturazione; può avere origine in epoca prenatale, perinatale o postnatale ed è la causa più frequente di disabilità motoria nell’infanzia. Nonostante le condizioni sociosanitarie siano notevolmente migliorate, le paralisi cerebrali mantengono elevata la loro incidenza. Infatti, la riduzione della mortalità per i neonati di peso molto basso, ha coinciso con un aumento della frequenza di questo gruppo di affezioni. La reale frequenza della paralisi cerebrale nel mondo è ancor oggi sconosciuta anche se le stime di prevalenza dei Paesi industrializzati in bambini dai 3 ai 10 anni è di 2,4/1000, con valori assai variabili nei due sessi. Tale evento lesivo può provocare diverse forme di paralisi caratterizzate nella maggior parte dei casi dalla presenza di spasticità muscolare ma si riscontrano anche forme ipotoniche o distoniche, di conseguenza può venire più o meno compromesso lo sviluppo mentale, fisico e motorio del bambino. L’infermiere che si “prende cura” di un soggetto affetto da paralisi cerebrale infantile deve saper gestire sia le diverse sfaccettature che la patologia manifesta che supportare la sua famiglia, con interventi mirati ad ottenere la collaborazione di entrambi. La complessità che l’infermiere incontra nell’assistere tale paziente richiede lo sviluppo di competenze specialistiche che possono essere acquisite solo attraverso percorsi formativi specifici complementari al fine di personalizzare e migliorare la qualità dell’assistenza.

 

Parole chiave: Paralisi Cerebrale Infantile, assistenza infermieristica, trattamento